Author: Lucilla Incorvati (Il Sole 24 Ore)
Sempre più Millennials e giovani della Generazione Z si informano sulle politiche di sostenibilità aziendale prima di candidarsi per un lavoro e chiedono al proprio datore di lavoro di “fare le cose giuste”.
Una forte integrazione dei criteri di governance, sociali e ambientali (ESG) nelle politiche retributive genera un valore sostenibile a lungo termine per i clienti e gli azionisti e un vantaggio competitivo per l’azienda. E si traduce in un percorso di miglioramento continuo per rendere le aziende “il posto migliore in cui stare” per i dipendenti. Quest’ultima è una priorità per diventare attraenti per coloro che chiedono di entrare in un’azienda. Le tendenze emergenti del mercato non riguardano solo le aziende alla ricerca di “cifre sostenibili”. Si sta verificando anche il fenomeno opposto: sempre più candidati si informano sulle politiche di sostenibilità attuate dalle aziende e chiedono al proprio datore di lavoro di “fare le cose giuste”. Una recente analisi condotta in Italia da Kilpatrick, leader internazionale nella ricerca e selezione del personale, ha intervistato 178 giovani della generazione Z e Millennials.
Obiettivo? Capire quali aspetti fondamentali vengono presi in considerazione nella scelta di un lavoro. Risposta: in pole position, subito dopo lo stipendio e la qualità della vita, entrambe le generazioni hanno indicato l’aspetto della missione e della visione dell’azienda. È infatti fondamentale per entrambe le generazioni capire cosa fa per il pianeta l’azienda in cui lavorano o intendono lavorare. Nelle percentuali rivelate dal sondaggio, “Mission” occupa una solida terza posizione su sei opzioni.
Il valore della politica aziendale sulla diversità e l’inclusione
I giovani vogliono anche capire quali azioni vengono intraprese per la diversità e l’inclusione. “Il percorso che le aziende in questo senso devono intraprendere”, sottolineaCristina Spagna, CEO of Kilpatrick, “non è una scelta ma è vitale, e in questo i giovani sono fondamentali, perché il mondo che stiamo creando è il loro mondo futuro e dobbiamo coinvolgerli attivamente”. L’impegno delle aziende per un futuro sostenibile richiede di investire nei giovani e di promuovere la diversità come risorsa e valore aggiunto”.
Aggiunge: “Il percorso per diventare più sostenibile crea certamente più posti di lavoro, ma richiede anche le giuste competenze e la formazione per padroneggiarli. Stiamo implementando lo stesso questionario in tutte le nostre sedi internazionali”.
Oltre alla missione aziendale, un altro elemento che sia i Millennials che la Generazione Z apprezzano maggiormente è il cosiddetto equilibrio tra lavoro e vita privata. La pandemia, infatti, ha reso questo aspetto cruciale anche per le altre generazioni, ma i giovani non sono più disposti a fare sacrifici e a rinunciare al proprio tempo libero
Aziende del settore
Nell’analisi di questo tema, Kilpatrick può avvalersi di un osservatorio privilegiato grazie alla valutazione di best practice, casi di aziende che si stanno muovendo in questa direzione in Italia e all’estero.
Tra questi, i casi di Enel Green Power, Engineering, Branca International, Webuild, Prysmian e Prometeon. Si tratta di aziende che hanno fatto e stanno facendo molto in termini di sostenibilità, costituita da un insieme di progetti che devono mirare a mettere in equilibrio l’intero ecosistema sociale e dove il rispetto per la persona, la necessità di ascoltarla per comprenderne i bisogni e le esigenze sono diventati una priorità, così come l’equilibrio tra la sfera personale e quella professionale.
“Kilpatrick adotta inoltre un metodo di selezione volto a valorizzare le competenze, la diversità e a individuare candidati allineati agli obiettivi e ai valori dell’azienda”, conclude Spagna. “Basiamo i nostri valori su affidabilità, meritocrazia, fiducia, trasparenza ed etica. Oggi molti dei consulenti di Kilpatrick dedicano parte del loro tempo a cercare di creare una cultura del lavoro tra i giovani, supportandoli sui temi dell’orientamento; affiancano le istituzioni nell’individuare lo skill mismatch per intervenire a colmarlo; cercano di avvicinare università, istituzioni e aziende, che ancora parlano lingue diverse”.
Source: Sole 24 Ore