La parità di genere è un concetto fondamentale nel contesto delle relazioni e dei diritti umani. Si riferisce all’uguaglianza di opportunità, trattamento e rappresentanza tra le persone a prescindere dal proprio genere.
L’obiettivo sociale e politico mira a creare un mondo in cui uomini e donne abbiano gli stessi diritti e possibilità, senza alcuna forma di discriminazione o pregiudizio.
In questo articolo, esploreremo più a fondo il significato e l’importanza di questo concetto nella società contemporanea e, soprattutto, cercheremo di comprendere se nel 2023 si possa finalmente parlare di equità oppure no.
Parità di genere: la situazione attuale
Nonostante i progressi fatti da una società nata e fondata sul patriarcato, bisogna dire che ancora oggi, purtroppo, persiste una forte disparità retributiva tra uomini e donne in molti settori. Le donne, spesso guadagnano meno rispetto ai loro colleghi pur svolgendo ruoli uguali, anche quando possiedono le stesse (o superiori) competenze.
Possono trovarsi di fronte a molti ostacoli nell’accesso alle opportunità di carriera e alla crescita professionale: sono meno rappresentate nei ruoli di leadership e nelle posizioni decisionali, anche se ormai sono altamente qualificate e presentano in percentuale un livello d’istruzione molto più alto degli uomini.
Le discriminazioni e gli stereotipi basati sul genere persistono quotidianamente nel contesto aziendale. Le donne continuano a essere spesso percepite meno competenti o meno affidabili (perché, si sa, prima o poi una donna è costretta ad abbandonare il lavoro se vuole diventare madre) e questo influenza nettamente le decisioni di reclutamento.
Una cultura aziendale che ignora la presenza di questi problemi rischia di perpetuare il gender gap ostacolando le pari opportunità nella gerarchia aziendale del presente e del futuro.
Gender gap e retribuzione
Con questo termine (in italiano divario di genere) si fa riferimento alla differenza di trattamento in ambito lavorativo tra uomini e donne, una problematica cruciale e attuale che continua a influenzare molte società.
Uno degli aspetti più significativi è rappresentato dalla disparità retributiva per ruoli uguali: nonostante i progressi compiuti nel corso delle generazioni, questo è ancora un tema scottante e controverso.
Nella classifica sull’ampiezza del divario di genere in tutto il mondo realizzata dal WEF, l’Italia si classifica 63esima. A tal proposito, nel Bel Paese è stata approvata all’unanimità la legge Gribaudo, che punta a favorire la parità retributiva tra i sessi e le pari opportunità sul luogo di lavoro. Nello stesso momento, in Europa si lavora per formalizzare una proposta sulla trasparenza salariale.
Riusciranno dei pezzi di carta a tramutarsi in realtà, certezze e progresso? La verità è che molto dipende dalla cultura aziendale che ogni singolo business decide di adottare.
Gender equity e cambio della cultura aziendale per favorire la parità di genere
La parità di genere è un obiettivo fondamentale per costruire un ambiente lavorativo più inclusivo ed equo. Le aziende possono svolgere un ruolo cruciale nel promuoverla, adottando soluzioni basate sulla gender equity e un cambiamento radicale della cultura aziendale.
La gender equity si riferisce all’approccio finalizzato a garantire trattamenti equi ed eguali opportunità per uomini e donne in tutte le sfere lavorative. Tra le azioni previste da questa metodologia di gestione aziendale evidenziamo quanto segue:
- Implementare politiche aziendali che garantiscono la parità retributiva per uomini e donne che svolgono lo stesso lavoro o lavori di pari valore.
- Favorire la diversità di genere nelle assunzioni e promozioni, assicurandosi che uomini e donne siano rappresentati equamente a tutti i livelli.
- Sostenere programmi di sviluppo e mentoring specifici per le donne per favorire la crescita professionale e la leadership femminile.
- Fornire un ambiente di lavoro in cui uomini e donne si sentano inclusi, rispettati e valutati per le competenze.
- Organizzare sessioni di formazione e sensibilizzazione riguardo le problematiche di genere, inclusi i pregiudizi inconsci e gli stereotipi, per alimentare una maggiore consapevolezza tra i dipendenti.
- Promuovere una leadership inclusiva, in cui i manager e i responsabili delle risorse umane agiscano come modelli positivi e promuovano rispetto ed equità all’interno dell’organizzazione.
- Coinvolgere attivamente i dipendenti nella definizione di politiche e iniziative per la parità di genere, ascoltando le prospettive di ognuno e incoraggiando il dialogo aperto sul tema.
- Favorire un ambiente di lavoro che offra opzioni flessibili e programmi di conciliazione per sostenere sia gli uomini che le donne nelle proprie responsabilità familiari e professionali.
Un ulteriore stimolo per favorire il cambiamento arriva dall’ONU che, attraverso la creazione dell’Agenda 2030, sta lavorando per sensibilizzare le nazioni coinvolte al fine di promuovere una cultura equa, inclusiva, sostenibile e accessibile a tutti.
L’agenda 2030
Si tratta di un ambizioso progetto delle Nazioni Unite, adottato nel settembre 2015 da tutti i 193 Stati membri dell’ONU, volto a promuovere lo sviluppo sostenibile a livello globale entro il 2030. Quest’agenda è stata concepita come un piano d’azione universale per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità per tutti, riconoscendo che tali obiettivi sono strettamente interconnessi e si influenzano reciprocamente.
Al centro dell’Agenda 2030 ci sono 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), noti anche come Global Goals (Obiettivi Globali). Ogni obiettivo è stato definito per affrontare specifici problemi sociali, economici e ambientali al fine di:
- Promuovere il benessere delle persone
- Proteggere il pianeta
- Garantire la prosperità condivisa
Il punto 5, nello specifico, prevede di raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.
Sul sito dell’ONU possiamo leggere quanto segue: “Mentre il mondo ha fatto progressi nella parità di genere e nell’emancipazione delle donne attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (tra cui la parità di accesso all’istruzione primaria per ragazzi e ragazze), donne e ragazze continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del mondo.
La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace.
Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera.”
L’Agenda 2030 rappresenta un impegno senza precedenti per affrontare le sfide globali e costruire un futuro sostenibile per le generazioni presenti e future. La sua attuazione sta richiedendo e continuerà a richiedere uno sforzo costante e una cooperazione a livello globale. Tutti, dalle più grandi imprese fino a quelle più piccole, devono partecipare al cambiamento attraverso la promozione di una cultura aziendale favorevole all’estinzione definitiva del gender gap.
Come in questo contesto un HR può aiutare le aziende?
Un responsabile delle risorse umane svolge un ruolo cruciale nel promuovere le pari opportunità e l’uguaglianza di genere all’interno delle aziende attraverso una strategia di recruiting attenta e consapevole.
Se le risorse umane non si impegnano per abbattere il divario di genere, l’ago della bilancia non sarà mai al centro del quadrante. Gli hr si trovano in una posizione unica per effettuare il cambiamento perché la professione stessa è dominata da molte donne.
Parliamo di figure che hanno il compito di assumere un ruolo di leadership in azienda: essi dispongono di tutti i dati aziendali necessari per comprendere quale sia la situazione vigente. Proprio per questo un’ampia percentuale è consapevole ormai da tempo del divario retributivo presente all’interno della gerarchia aziendale.
Ovviamente, non possono risolvere tutto da soli, ma possono veicolare comportamenti e un mindset volto ad abolire la disparità retributiva e il pregiudizio di genere. Gli hr hanno l’onere e l’onore di guidare, ispirare, sostenere e respingere i manager quando stanno per mettere a rischio l’organizzazione con decisioni discutibili ed eticamente scorrette.
Questi professionisti dovranno essere sempre più pronti a esaminare da vicino quanto le donne siano esaustivamente rappresentate nel piano di successione di un’azienda e prendere in considerazione l’adozione di azioni positive affinché questo avvenga.
Interrogarsi, mettere in dubbio e considerare nuovi punti di vista sono i primi passi per promuovere il cambiamento e favorire il rispetto e l’uguaglianza di genere sul luogo di lavoro.
Se vuoi promuovere una cultura aziendale volta ad abolire definitivamente il gender gap, contattaci: insieme progetteremo la strategia migliore affinché tutte le risorse del tuo team si sentano ugualmente valorizzate e possano lavorare sinergicamente per favorire la crescita dell’azienda.